Mi sorprendo ogni volta, ogni mattina, prima dell’alba, cercando i dettagli nelle nuvole che appaiono dopo la notte, osservando i colori che mutano impercettibili ma veloci, i viola, i rosa, i rossi e gli arancioni dorati che chiazzano quelle strisce lontane mentre si preannuncia il sole. Ogni volta mi appare un nuovo mondo, prima che si riaccenda quello ordinario, in cui tutto appare uguale, perché smetto di stupirmene.
Giorni senza scrivere in questo diario, giorni di pausa, giorni in cui rigirarmi senza molto da fare, non sempre accettando il vuoto in cui mi trovavo, dopo mesi di tante corse ed emozioni intense, dopo un viaggio di lavoro in Austria, dopo Travel Mind, dopo un percorso di narrazione partito in autunno, dopo la nascita di un progetto di turismo consapevole in Friuli e tante altre storie. Se mi guardo indietro vedo una crescita, dei miglioramenti continui, delle cadute anche (ma chi viaggiando non inciampa sotto il peso dei propri inganni o delle proprie sicurezze?), mentre avanti scorgo dei bagliori che mi attirano verso ciò a cui devo andare.
Dietro queste pagine bianche spesso ci nascondiamo e predichiamo quello che poi ci lasciamo sfuggire: la lentezza necessaria per correre, la pazienza, l’attenzione, la fiducia, le spinte reali che ci possono davvero portare lontano. Presi dalla frenesia delle scadenze, dei regali da fare, dei bilanci di fine anno, delle emergenze infinite, ci dimentichiamo di noi e come drogati di adrenalina corriamo, attorno, perdendoci.
Allora, io dovrei scrivere l’ennesimo post che si comporti bene su Google, dovrei scrivere anche se non è ho voglia, come se dovessi per forza dire qualcosa di più sensato di un buon silenzio.
Oggi invece scrivo quello che esce lentamente dalle mie mani, collegate al cuore, come vapore d’inverno che dalle bocche sale lungo il sentiero che percorro al mattino, per connettermi a qualcosa di più sensato di tante opinioni.
Scrivo perché mi piace, perché qualcuno mi leggerà, perché cerco di usare il mio piccolo ascendente in questo oceano di informazioni per esprime un augurio, non quello generico delle feste imminenti ma quello valido sempre, di abbandonare la corsa fine a stessa, di rallentare non per essere diversi per forza ma perché nelle ultime settimane ho davvero sentito che solo fermandomi ho potuto lasciare spazio alle cose importanti.
La via del Cielo è di non lottare
e nondimeno saper vincere;
di non parlare
e nondimeno saper rispondere;
di non chiamare
e nondimeno far accorrere;
di essere lenti
e nondimeno saper fare progetti.Pensieri taoisti
Sono parole difficili a volte pesanti per questa nostra epoca che osanna la corsa, che la rende necessaria anche quando si vive quello strano fenomeno chiamato tempo libero. Mi rendo però conto che per me sono parole necessarie, perché tutti i bei progetti, le belle idee, i bei lavori mi stavano cadendo addosso, perché permettevo loro di avere sempre più spazio nella mia giornata.
Io non mi accontento facilmente di quello che ho. Non è disprezzo della bellezza di quello che mi è concesso avere o vivere ma perché sento un richiamo a trovare nuove strade, a scoprire, a conoscere, a cercare ed espandere le mie potenzialità. Per questo amo viaggiare, perché nei sentieri che intraprendo ci sono sempre nuove possibilità, nuovi incontri con luoghi e persone, nuove barriere da spostare un po’ più in là.
Paradossalmente, per essere più vicino a me stesso, ogni tanto ho bisogno di non cercare, di non viaggiare, di non incontrare, ma di starmene quieto e attendere. Sento che l’anno che si avvicina sempre di più sarà un balzo in avanti, preparato da anni di sacrifici e di ricerche. Non so veramente cosa mi attenda ma voglio lasciar andare di più, essere meno esigente e arrabbiato quando le cose non vanno come vorrei, voglio essere più fiducioso e scorrere, laddove devo andare.
Il mio augurio vale anche per te. Cerca in questi giorni che si avvicinano di farti il piccolo regalo di fermarti, di spegnere gli stimoli continui, il telefono per qualche ora, le chiacchiere con chi non ci interessa davvero passare il nostro tempo, i lavori che possono rimandare, di spegnere quella voce che continuamente ci invita a fare qualcosa. Già facciamo abbastanza, il nostro cuore batte senza sosta, il nostro respiro alza e solleva il torace, il sangue scorre, gli occhi guardano, le mani toccano…
Ciao Luca,
ti avevo già visto un po’ di tempo fa su Fb ma non avevo mai letto fino in fondo un tuo post.
Anch’io ho deciso di fermarmi con il blog, riposarmi e dedicare un po’ di tempo a me stessa perchè è giusto ogni tanto riprendere i propri ritmi senza corse e ansie varie.
Siamo ai poli opposti dell’Italia tu nord e io sud. Tu per rigenerarti vai in montagna, io faccio una bella passeggiata in riva al mare.
Grazie perchè sei stato una piacevole scoperta!
Ciao Luigina,
grazie per esserti fermata a leggere il mio blog! Ogni tanto vado anch’io il mare, altra mia grande fonte di ispirazione, anche se l’Adriatico è un po’ diverso dal mare della Calabria. I luoghi però non sono sempre così importanti. L’importante siamo noi, la nostra capacità di ascoltarci, di sentirci e lo sforzo per essere veramente noi stessi. Io non ci sono ancora arrivato, per questo ho bisogno di queste pause, per cogliere il sentiero giusto tra il tanto rumore di fondo. Un abbraccio e buon Natale…prima o poi devo venire nella tua terra!
Si sente che l’articolo è scritto con calma; che dire… imparare ad apprezzare il “vuoto” che intercorre tra gioie e dolori è il caposaldo per imparare ad apprezzare qualsiasi gioia e qualsiasi dolore.
E mi sembra che questo lo sai fare molto bene 🙂
Un saluto virtuale.
Grazie mille Andrea! In questa epoca di corse e di urgenze, bisogna ritrovare la strada verso ciò che conta davvero, nella calma e nel silenzio.
Buon 2018!