I luoghi speciali mi attirano a sé nelle più diverse occasioni e con le più scuse più buone. A Valmorel, nel bellunese, mi capita di tornare ogni tanto, richiamato da amici e conoscenti che dedicano il loro tempo e la loro passione ad organizzare eventi unici, per dare voce ad una zona di montagna poco conosciuta e frequentata. Sono i luoghi dietro casa, poco meno di un’ora e mezza di auto, dove non c’è nulla, quel niente ricco di silenzio, di prati fioriti abbracciati da foreste, creste facilmente raggiungibili, sapori raccolti e trasformati con cura. Il quieto benessere che si respira a Valmorel non è per tutti, ma per chi sa leggere tra le righe, nei prati e nei sentieri.
Valmorel, stelle e alberi
…Valmorel esisteva tale e quale,…
i colli, le ripe scoscese, le vecchie casere,…
le rupi affioranti, il Col visentin,…
esisteva ancora intatto l’incanto del
tempo dei tempi…
Dino Buzzati
L’evento che mi ha spinto a scorrere lungo la Pedemontana del Friuli e poi quella del Veneto, per salire lungo il Passo San Boldo, è stato l’annuale manifestazione “Valmorel sotto le stelle”. Ogni anno, nelle sere d’estate, nella piazza del piccolo borgo fatto di tante case disseminate sui prati, si tengono concerti, laboratori, letture e conferenze, su argomenti mai scontati, capaci di ispirare e far riflettere, di rendere merito alla bellezza e alla speranza.
Una delle serate dell’estate del 2019 ha avuto un titolo suggestivo “Come alberi e come montagne, un viaggio diverso nei nostri territori”. Per me è stata l’occasione di raccontare del mio libro, ma soprattutto di ascoltare le voci dei giovani cantanti di Belluno Alza la Voce, un progetto musicale nato all’indomani della tempesta Vaia, nell’autunno del 2018, suoni e volontà di rinascita, come il video, commovente e sincero di Roberto Bristot, presentato a fine serata, quando le stelle già brillavano alte nel cielo.
Alberi caduti ne ho scorti già dalla piazza di Valmorel e altri ne ho visti lungo i sentieri il giorno successivo ma rimaneva in piedi la voglia di andare oltre i traumi e le crisi, di apprezzare il poco che è tanto, di stare assieme e godersi la bellezza semplice di luoghi come questi, lontani dal turismo del Cadore, spazi e tempi diversi, per persone che cercano altro.
Valmorel, fiori, lame e sculture
Dopo che le stelle vanno a dormire c’è il sole dell’estate, forte e luminoso, che illumina i prati attorno a Valmorel, i boschi feriti ma interi, i sentieri da percorrere senza tante difficoltà per andare a vedere la pianura dall’alto, per scorgere il mare Adriatico, forse un lembo di Venezia e sentire il profumo di resina, che sopravvive ad ogni tempesta, e che mi ricorda le gite d’infanzia.
Prima di incamminarsi, consiglio una piccola sosta al Vejò, la latteria turnaria, una delle poche rimaste in Veneto e in tutto il nord Italia, dove si lavora un formaggio di latte crudo, sapienza secolare dentro cui si mescolano i profumi e i sapori dei pascoli che circondano Valmorel. Sopra la latteria vive uno spazio moderno, sede di conferenze e di mostre, spunti di riflessione per fare del proprio viaggio qui visione di bellezze naturali e culturali.
Dopo l’arte degli umani è tempo di scoprire quella della natura, uscendo dal paese per raggiungere la malga Montegal e da lì un sentiero tra i boschi che sale dolcemente fino a raggiungere il Pian de le Femene.
Nonostante la domenica estiva e la Magnalonga, simpatica escursione di gruppo in cui si degustano prodotti del territorio camminando tra i sentieri che uniscono malghe, agriturismi e trattorie, il camminare è silenzioso e senza sforzi, passi tranquilli che abbracciano le vicine Dolomiti Bellunesi e le poche presenze dell’uomo tra gli alberi.
Di colpo il bosco scompare, gli alberi caduti nell’autunno nell’inverno, quelli che rinascono o che si nascondono, le vista si libera su colline che paiono rasate il giorno prima, declini morbidi che s’alzano ad inseguire le nuvole bianche. Sentieri di sassi e fiori colorati girano attorno a vecchie lame, pozzanghere naturali o costruite, che preservano l’acqua per gli animali al pascolo. Sono presenze ormai rare in montagna, che è bello osservare, mentre l’altro occhio già cerca la pianura e le chiazze di riflessi che sanno di mare.
Qui pare di camminare sospesi, nello spazio ristretto di un sentiero, cerniera tra due mondi, quello della montagna intima e segreta e quello della pianura di vigne e fabbriche. Nemmeno a dirsi, dopo una breve fascinazione dell’orizzonte infinito, rivolgo l’attenzione ai boschi che riappaiono sulla destra, un sentiero che indica la prossima tappa, di ritorno a Valmorel.
C’è modo e modo di mangiare ed oggi, soprattutto in luoghi come Valmorel, che sono oasi e rifugio di biodiversità, anche per le anime sensibili che fuggono il mondo caotico appena intravisto dall’alto, è possibile fare del cibo esperienza, arricchente e salutare.
Ripreso il sentiero ho seguito le indicazioni per una vecchia conoscenza, un’azienda che vive di fiori. Le Zércole è un agriturismo, fattoria didattica e giardino di piante medicinali, un punto di ristoro dove i piatti della tradizione bellunese come il pastin, prendono i profumi e le proprietà delle erbe che spuntano appena al di là del tavolo.
C’ero stato anni prima e ricordo un fiore rosso che colorava i prati, una tisana profumata che avevo acquistato dopo un fine settimana di yoga e meditazione. La Monarda, eccola lì, pianta medicinale della tradizione indigena del nord America, dalle proprietà calmanti e digestive, chiamata anche fiore del bergamotto. Di calma e capacità di digerire, cibi e situazioni della vita, ne ho sempre bisogno, anche questa volta quindi me ne vado con un sacchetto di fiori, dopo un pasto non comune.
Il sole è ancora alto, sembra non volersi allontanare dallo zenith, sembra voler invitarmi a restare ancora un po’. Sento però il richiamo della domenica sera, del riposo prima della settimana. I passi riprendono oltre i fiori e fuori dal bosco, per tornare a Valmorel, a salutare e ringraziare gli amici, custodi e garanti della bellezza riscoperta.
Oltre le foto, oltre gli abbracci e i fiori acquistati rimane una sensazione, quella di un luogo dove cercare la quiete necessaria a partorire idee e progetti, un ritiro per un libro o una semplice vacanza lontana da quello che si vede fin troppo, qui in rete o in televisione. Il vento della sera si alza, s’insinua tra i pini fieri, dritti in piedi, capaci di resistere ad ogni tempesta della natura o dell’essere umano, sussurra le sue parole, che qui a Valmorel si possono ascoltare chiaramente. Basta volerlo, lungo strade diverse, magari in compagnia di belle persone.
Visitare e vivere Valmorel, un consiglio
Oltre alle Zércole, alla latteria turnaria, alle manifestazioni estive, mi sento di darti un consiglio, affidarti e chiedere informazioni a Paolo Tormen, accompagnatore escursionista, agente di sviluppo del turismo integrato e sostenibile, in questo angolo del bellunese. Oltre i sentieri ci sono esperienze e suggestioni che Paolo crea durante l’anno, eventi particolari, in cerca di alberi monumentali, erbe spontanee e di se stessi, meditando nel silenzio di questi luoghi speciali.
Cammina con me è il suo progetto, in collaborazione con altri professionisti della zona.
Ciao Luca, mi piace molto come hai descritto questo luogo che anch’io adoro.
Complimenti!!
Roberto
Grazie a te Roberto! Valmorel è un luogo magico che si merita delle buone parole.