A volte vorrei tenermi i luoghi tutti per me, evitando la confusione che spesso accompagna il turismo di massa. Esistono degli spazi, come le Dolomiti del Friuli, che per me sono speciali e come ogni cosa di valore, vorrei regalarli solo a chi se li merita. Nel mondo di oggi però, le informazioni corrono velocissime, quello che non dico io lo dirà un altro e allora credo sia meglio raccontare qualcosa di questi spazi dell’animo, esortando il lettore ad averne rispetto e i suoi abitanti ad apprezzarli, per saperli gestire in modo attento, preferendo piccoli numeri, la qualità a discapito di una quantità facile ma pericolosa.
Le rocce dolomitiche si ergono come punte gigantesche che escono dalle praterie di montagna, calcari che si infiammano di rosso o si inteneriscono di rosa, all’alba e al tramonto, frammenti di epoche lontanissime, di barriere coralline e mari tropicali, che attirano le anime sensibili da più di due secoli. Poeti, pittori e musicisti di Germania ed Inghilterra sono giunti tra le impervie montagne del Nord Italia, per ammirare questi spazi brulli e quasi lunari, che escono improvvisi dai boschi e puntano al cielo.
Il mondo dove arrivavano questi artisti era povero e per nulla facile, i suoi abitanti lo fuggivano verso le pianure dove la vita era più semplice. Qui imperversava l’inverno da ottobre fino a maggio, poco era quello che cresceva per gli stomaci, molte vallate erano isolate finché non si scioglievano le nevi. C’era poca poesia anche se forse c’era un legame molto intimo con la natura, perché da lei dipendeva tutto, e nei boschi, nel silenzio, era più facile vedere o sentire cose che l’abitante distratto delle città non coglieva.
Le Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave sono quelle che probabilmente incarnano maggiormente questo spirito selvaggio, a volte crudo e duro, ma in qualche modo magico. In disparte rispetto alle celebri montagne del Veneto, del Trentino e del Sud Tirolo, le vallate delle province di Pordenone e di Udine se ne stanno ai margini del turismo e nella loro autenticità, anche del mondo industriale e tecnologico. Inutile cercare impianti di risalita o altri ausili dell’epoca moderna per salire in cima alle vette, fare due foto da condividere sui social media e scendere a valle senza aver versato una goccia di sudore, qui si viene per camminare e faticare. Ogni cosa raggiunta con sforzo però ripaga l’animo e permette a questi luoghi di conservare la loro atmosfera.
Come i tedeschi e gli inglesi dell’800 che vivevano nelle nascenti metropoli industriali, abbiamo bisogno di alzare gli occhi verso cieli limpidi, di svuotare la mente ostruita da troppe informazioni, di alleggerire i cuori appesantiti da continue emozioni mal digerite. Le Dolomiti friulane diventano allora delle riserve di energia pura e fresca per le nostre vite troppo scariche. Wilderness è la parola chiave per cercare di capire questi luoghi poco conosciuti, per viverli e apprezzarli; natura selvaggia, vallate senza quasi costruzioni dell’uomo, regno di piante endemiche, di animali e silenzio.
Lascio allora la macchina poco distante dal paese di Cimolais e a piccoli passi mi inoltro nella Val Cimoliana. Da subito la vista si riempie di pareti alte fino al cielo, di prati che poi diventano boschi di faggio. Mi basta andare avanti, senza meta, percorrendo un’unica strada, a tratti asfaltata, a tratti ghiaia, ascoltando il torrente Cimoliana che salta nelle rocce e suona una melodia dolce ma allo stesso tempo impetuosa.
Vado avanti senza che il tempo mi ghermisca, a volte dimenticandomi di me stesso, mentre il paesaggio mi entra dentro. Le parole che affollano la mia testa come ospiti troppo chiassosi sono scomparse dietro un faggio, ai margini della strada. Io proseguo anche se ho la sensazione che il viaggio ora sia solo nell’andare.
Non vengo qui spesso, è come una medicina da prendere al bisogno, percorro qualche km e torno indietro, per il piacere di essere in questa valle, per lasciare qualche peso o per trovare ispirazione, un po’ come quei tedeschi ed inglesi di duecento anni fa.
Mi ritengo fortunato a vivere così vicino ad un luogo raro e prezioso. Mi auguro che si mantenga così, imperturbabile come un saggio, aperto ad altri viaggiatori ma fermo nel proteggersi, perché sempre di più avremo bisogno di vallate e monti come questi, in cui perderci per un attimo, in cui smarrire i troppi bagagli che ci portiamo dietro, che ci rendono goffi e pesanti nel cammino della vita.
La Val Cimoliana fa parte del Parco delle Dolomiti Friulane, un territorio vasto, a nord della provincia di Pordenone. Esistono diversi punti d’accesso al parco, io ho scelto questa valle, che su di me ha un richiamo forte, ti invito però a scoprire anche gli altri, così come i suoi sentieri per il trekking e le attività per adulti e bambini durante tutto il corso dell’anno.
Io ora sto uscendo dalla valle, ti esorto ad averne cura e di affidarla a chi credi possa amarla.
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