“Servono narratori del cambiamento in atto, che scrivano e parlino dei gioielli artigiani di questo paese, dei progetti di migliaia di start-up che reinventano il lavoro, delle aziende biologiche che creano cibi squisiti e rispettosi, dei professionisti della salute che fanno del loro meglio per contribuire al miglioramento della nostro vero benessere, degli artisti che abbelliscono la nostra esistenza.”
Scrivevo queste parole all’inizio della carriera che mi sono inventato e che sto ancora costruendo. Mi sono apparse pochi giorni fa, tra i ricordi di Facebook, come un monito positivo. Mi sono servite per ricordarmi del perché scrivo, del perché ogni giorno passo ore davanti ad uno schermo, piccolo o grande che sia, del perché leggo tanto, stringo continue relazioni, del perché mi rialzo dopo le cadute, del perché vado avanti nonostante tante difficoltà. Sono qui per raccontare un mondo in gestazione, un’economia verde, davvero e senza imbrogli, per fare storytelling per il benessere, narrazione veritiera di ciò che produce nutrimento, fisico, intellettuale, emotivo e spirituale.
Questi ultimi 5 anni sono stati entusiasmanti, ricchi di persone stimolanti, di luoghi e progetti di cui mai avrei creduto di far parte, ma anche veramente tosti, per le tante porte chiuse in faccia, per gli inganni, altrui e soprattutto miei, per i facili entusiasmi, per le strade che non portavano da nessuna parte. Eppure sono qui, con il mio sguardo sempre attento, in cerca di sentieri nuovi, di percorsi che si intrufolano tra le macerie di un vecchio mondo e vanno altrove, senza troppe polemiche, perché c’è qualcosa che va fatto, per il bene di tutti. Storytelling per il benessere è dare voce a questi camminatori testardi.
Da poco ho iniziato a seguire una voce nuova, che parla però di qualcosa di antico, come le fiabe. La Voce delle Fiabe incarna la forma di storytelling più vecchia che ci sia, nulla a che vedere con il marketing, nessuna spinta a creare nuovi e insostenibili desideri, piuttosto un’esortazione a cercare i propri sogni, prigionieri in qualche torre da chissà quanto tempo.
Tra cantastorie e arte terapeute mi sono accorto però di quello che vedo da anni: chi parla una lingua nuova, non sa raccontarne la bellezza. Associazioni culturali, imprese innovative, professionisti della salute, impegnati ogni giorno a promuovere un benessere reale, autentico, che trova soluzioni concrete, sono spesso troppo lontani da questi schermi. Non si occupano di comunicazione, non usano Facebook, non hanno un sito, forse perché non hanno tempo o soldi, forse perché vendersi è ancora qualcosa di troppo brutto. Storytelling per il benessere è andare oltre le nostre resistenze, è farsi carico di una responsabilità.
Vogliamo lasciare che siano altri a parlare, che siano altri a postare parole ostili, a condividere false informazioni spinti dalla paura e dalla rabbia? Abbiamo accesso a strumenti molto potenti ed è giusto riempirli di buone notizie, di racconti pieni di significato, di storie a lieto fine. Storytelling per il benessere è mettere fiori nei loro cannoni, anzi, prenderli noi questi cannoni, per sparare nel mondo semi che diano frutto.
Dentro di me si fa forte l’esigenza di un corso, una formazione, pensata già anni fa e che ora trovi il giusto terreno per crescere. Sarà rivolta a chi si occupa degli altri, arte terapeuti, counselor, professionisti della relazione d’aiuto, a chiunque si stia adoperando per portare benessere nella vita degli altri, con un massaggio, con delle tecniche di respirazione consapevole, con le diete o con le fiabe. Sarà sempre marketing, è vero, ma sarò rivolto a chi trasforma la sofferenza in opportunità di cambiamento, a chi guarda in faccia il dolore e porge l’altra guancia, guardando dall’altra parte, verso il positivo.
Storytelling per il benessere è liberare la voce di un sogno, di un’umanità più aperta, di un mondo nuovo che ci tende la sua mano.
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