Al Safar Zafar
Nel viaggio è la benedizione
Credi negli incontri casuali, negli eventi che ti colpiscono improvvisi, come un libro aperto in una pagina che sta parlando a te?
La chiamano sincronicità, un fenomeno bizzarro in cui la realtà sempre così oggettiva di colpo diventa soggettiva. È un termine coniato dallo psichiatra e psicoterapeuta Carl Gustav Jung nella prima metà del XX secolo, per definire qualcosa che la scienza che ci insegnano a scuola difficilmente vuole prendere in esame, anche se nei suoi studi Jung ebbe come collaboratore Wofgang Pauli, premio Nobel per la fisica nel 1945.
Ora non sono importanti le ragioni ed i torti e sai perché? Perché questo fenomeno non ha bisogno di essere classificato, la sua validità dipende da chi la vive.
Sei tu il testimone silenzioso di questo dispiegamento della realtà, che improvvisamente smette di essere il teatro in cui tu ti agiti con strepiti e furia per modificarla, per venirti a parlare ed indicarti una via, attraverso un simbolo.
A me è successo con un libro, aperto a caso su di una pagina dove era scritto un antico proverbio arabo: “nel viaggio è la benedizione“. Capirai che una frase di questo tipo, rivolta ad uno che ama viaggiare e che fa del viaggio una professione, è un caso un po’ poco casuale, non trovi?
Io non so, ho smesso di capire cause ed effetti, di chiedermi molto. Mi accontento di quello che mi accade e se sento che mi porta del bene, lo accolgo come una brezza del mare blu o come un bosco d’autunno che si fa d’oro.
Il libro aperto, il proverbio arabo sono arrivati portati da un ottobre caldo, prima di recarmi alla Fiera del turismo a Rimini. Uno dei più importanti eventi di questo genere in Italia.
Era la mia terza volta e la prima in cui ci andavo senza farmi prendere da preoccupazioni, più saldo nella strada fino a qui intrapresa. Nessuna certezza nelle mie tasche o nel mio conto corrente ma una fiamma viva dentro, che come un faro segna una direzione, non per entrare nel porto sicuro ma per partire e navigare laddove devo andare.
Nella confusione di una fiera che si tiene al chiuso, tra plastica, vetro e cemento, nel correre della gente con il telefono in mano, nelle parole più attente nel dire che nell’ascoltare, io traccio il mio sentiero interiore, fuori dalla follia di un mondo che non è più tarato sugli esseri umani, ma su un’idea di noi come macchine che razionalmente perseguono progetti e risultati tangibili.
Non fraintendermi, logica e pragmaticità sono la base di ogni sogno vero ma sono una funzione e non il fine. La meta, la vera destinazione è una felicità ed una libertà più vasta dell’Oceano.
La critica non deve mai diventare lamentela, è ostacolo e limite che ci spinge ad essere migliori. Per questo il mio sogno è un evento, immerso nella quiete e nella bellezza del nostro paese (ma non solo), dove dedicarci tempo e spazio per ascoltarci e interrogarci, per chiederci dove vogliamo andare, per dare una direzione al denaro, per farlo fruttare in modo creativo ed utile, non solo a riempire le nostre debolezze.
Il mio sogno è qui, a portata di mano. Si chiama Travel Mind, un’opportunità per chi crede nel turismo come bisogno di viaggiare che abbiamo noi esseri umani, per chi vuole trasformare angoli poco conosciuti o abbandonati di Italia e del mondo in piccoli giardini, per chi vede lontano, oltre il porto sicuro e sa che ecoturismo, turismo responsabile e consapevole non sono più nicchie, capricci di vecchi hippy o mode di nuovi fighetti, ma sensibilità diffusa che va intercettata, messa a sistema, con logica e pragmaticità.
Il viaggio allora, sarà davvero una benedizione, una crescita dei nostri orizzonti, un dischiudersi di potenzialità dei luoghi e delle persone, una forza per unire ciò che è diviso e per dispiegare le vele verso mete più alte del solo profitto.
Scrivi un commento