Il mio mestiere è scrivere, trovare le giuste parole per raccontare la bellezza che vive nei luoghi, nelle persone e nelle loro opere ma delle volte, le lettere vorrebbero rimanere in quella dimensione silenziosa dove non hanno bisogno di unirsi, dove tutto tace e parla direttamente al cuore. Delle volte, words are very unnecessary, come cantavano i Depeche Mode, le parole non servono, perché quello che cerchi è proprio il silenzio.
La Val Fiscalina, una vallata laterale della Val Pusteria in Sud Tirolo, ti prende per mano e senza sforzi fa cadere le parole che continuamente riempiono la tua mente, come gli aghi dei larici che d’autunno si svestono. Rimane il tuo passo che imbocca questa porta del Parco naturale Tre Cime, parte delle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO. Un passo dopo l’altro e improvvisa ti afferra una sensazione di leggerezza che ti svuota di ogni peso, uno sguardo al blu puro delle altezze, il resto a perdersi tra i prati e gli alberi che ogni anno decidono di perdere una parte di sé per regalare un incanto che può essere solo vissuto.
L’autunno qui in Val Pusteria è improvviso e corto, come la primavera. Le sue tinte che inebriano la vista sono fugaci e imprevedibili, mai identiche all’anno precedente. Un freddo improvviso può accelerare tutto, può portare venti freddi che spoglieranno velocemente i boschi, o può regalare la prima neve che creerà contrasti e magiche corrispondenze tra le rocce delle Dolomiti e il mondo più in basso.
I colori di questi giorni preziosi sono un canto d’amore tra il cielo e la terra, una passione che infiamma il bosco, che lo acceca di giallo e di rosso, prima di spogliarlo e di prepararlo al suo manto di neve.
L’aria fresca di montagna entra nei polmoni, ogni respiro profondo la porta dentro, gettando fuori quella vecchia, fatta di preoccupazioni, di ricordi e altri ferri vecchi che non servono più. Per un attimo, mi sento vicino ai larici e alle altre conifere, come loro sono ancorato a quello che ho attorno, senza distrazioni, senza ricordi o attese. E a cosa servirebbero qui? Basta lasciare vagare lo sguardo tra i pascoli, nelle ombre degli alberi e risalire con gli occhi fino alle cime delle Dolomiti o ancora più sù, verso il cielo senza nubi. Tutto il resto è inutile.
Senza più pesi, il bosco diventa un mondo di colori, ogni sfumatura una meraviglia che vorrei stringere e tenere con me. Difficile procedere e non certo per la difficoltà del percorso. Mi fermo ad ogni passo a prendere boccate d’aria e luce, per sfamare una fame delicata di bellezza, rapito da questo sposalizio della natura. Perché questi gialli, questi rossi, seppur capaci di infondere una grandiosa tranquillità sono carichi di passione, vestiti d’amore che indossano le montagne prima di addormentarsi nell’inverno.
Il sentiero scivola, non mi pare nemmeno di percorrerlo, il suono di un campanaccio di qualche mucca di razza alpina che pascola, il tedesco di qualche abitante del luogo o di qualche turista e la mia voglia di stare zitto, immobile dentro di me, anche se in movimento. Invitato a questo matrimonio della natura, a questa esplosione di gioia, lascio la presa e procedo senza aspettarmi niente, intento solo ad ammirare gli sposi: i larici, le montagne innevate, il cielo puro delle altitudini, la luce che riempie ogni spazio, come se volesse regalare ogni possibile calore, prima dell’arrivo di quell’inverno che già fa capolino tra le nude rocce.
Vorrei che il tempo là fuori, quello che mi richiama a partire, a fare questo e quello, fosse identico a quello che io sento qui. Bagnato dal sole, accarezzato dall’aria fredda delle ombre degli alberi, prendo ogni dettaglio come se potessi portarlo via con me, e forse non è così effimero come sembra. Tutta questa semplice bellezza si sta invece depositando da qualche parte e come un cibo squisito e rarefatto sta dando nutrimento a quella parte di me che non vedo.
Prima di uscire da questo spazio sacro mi fermo per un ringraziamento ad uno dei protagonisti della giornata, una carezza alla sua ruvida corteccia ed uno sguardo al blu del cielo tra le macchie di giallo che si fanno rosse, al tappeto di aghi per terra e i miei passi lasciano questo incanto. So che tornerò e anche quella volta sarà difficile trovare le parole per parlarne, molto più semplice perderle e lasciarle nel bosco, accanto ad un larice.
Per raggiungere la Val Fiscalina, questo angolo tra cielo e terra in Val Pusteria, non dovrai fare molti sforzi. Ti basterà seguire le indicazioni della provincia di Bolzano verso il Parco naturale Tre Cime. L’unico tuo impegno sarà quello di lasciarti andare e farti prendere per mano dalla quiete.
[…] ho già mostrato i larici che si svestivano e gli scorci delle Dolomiti in Val Pusteria, questa volta voglio indicarti qualche passo per allontanarti dal brusio di fondo che riempie […]