Il caldo dell’estate non è un dramma, fa parte della vita, della Natura che ha i suoi cicili e le sue necessità. Orgogliosi delle nostre opere, del nostro continuo fare, spesso dimentichiamo che le nostre piccole esigenze possono entrare in contrasto con quelle della casa che ci accoglie. Allora, le temperature estive potrebbero diventare una buona occasione per rallentare, per lasciar da parte la fatica di problemi che spesso sono solo nella nostra testa, le opinioni che ci facciamo su ogni cosa, Grecia, immigrazione, crisi, un mondo di informazioni che filtriamo attraverso gli occhi delle nostre emozioni, le quali spesso possono giocare brutti scherzi.
La Natura è sempre lì a mandarci segnali, a volte sottili a volte pesanti, messaggi non vocali che ci invitano ad una maggiore attenzione, un richiamo alla consapevolezza, ad un sentimento antico e dimenticato, quello di far parte di essa. L’arte è in qualche modo una decodificazione di questi messaggi, che arrivano ad orecchie più sensibili di altri e che il talento trasforma in visioni da condividere tra gli umani.
Tra le arti il cinema e in particolare quello dei cortometraggi che ogni anno, dal 2004, viene festeggiato a Pordenone. Il Film Makers Festival è un appuntamento importante per giovani registi di tutto il mondo, un altro tassello nella ricca offerta culturale della città in cui vivo. Al suo interno esiste da tempo un Premio Speciale Ambiente dedicato ai corti che trattano di ecologia, del rapporto tra uomo e ambiente, che ammoniscono, fanno riflettere o sognare.
Di film me ne intendo poco, li guardo, mi faccio emozionare ma non possiedo griglie attraverso cui analizzarli. Un invito a far parte di una giuria che deve selezionare dei vincitori di un festival di cortometraggi lo leggo allora come il segno di un successo personale, di una capacità a veicolare buoni messaggi attraverso il mio lavoro di scrittore. Il successo non lo intendo certo come sfrenata ambizione che consuma corpo e anima ma come la realizzazione di un desiderio autentico. Nel mio caso è quello di riuscire a contribuire ad uno sviluppo armonico, ad una crescita reale, non basata su indicatori decisi a tavolino, bensì uno stato d’animo dove il benessere vuol dire stare bene, insieme agli altri e a quello che ci circonda, non solo possedere cose quindi.
Non credo di essere all’altezza di un giudizio su quello che ho visto però sono grato a Sara Pavan, che mi ha coinvolto in questa nuova esperienza. Cerco di essere sempre riconoscente per i traguardi che riesco a raggiungere, piccoli o grandi che siano. Il mio augurio è che al di là delle mie vicende personali, del resto poco interessanti, ci siano sempre più antenne pronte a cogliere i richiami della natura. Non bisogna poi cercare lontano, altrimenti cadiamo nella solita illusione di essere una specie animale così progredita da potersi considerare diversa dal propio ambiente.
La natura è quello di cui è fatto il nostro corpo, con i suoi istinti, le sue emozioni e in fondo anche i suoi pensieri. Per onorarla basterebbe onorare noi stessi, allora l’arte verrebbe facile, come un fiume che sgorga, senza più barriere.
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