C’era e non c’era una volta un piccolo paese vicino ai piedi delle montagne. La vita scorreva tranquilla nel piccolo paese. Gli adulti lavoravano e i bambini andavano a scuola, ma soprattutto giocavano tanto, ovunque fosse possibile, nei parchi, nei giardini degli amici, alle feste di compleanno e dai nonni.
Un giorno però, un mago cattivo lanciò un brutto incantesimo.
Il mago non era proprio così cattivo, ma era tanto invidioso della felicità degli altri e non si dava pace, soprattutto della gioia innata dei bambini.
Per questo, in un vecchio libro polveroso, che ne stava tranquillo da secoli su uno scaffale della sua libreria, il mago trovò un vecchio incantesimo, che non veniva usato da tanto tempo.
Era un incantesimo che i maghi moderni non conoscevano, tutti presi dalle nuove tecnologie, dai computer e dai telefoni. Ai maghi cattivi e invidiosi però non piacciono tanto le magie moderne, troppo semplici e poco appariscenti. Preferiscono quelle di un tempo, dove si scatenano tempeste, piogge di rane, sciami di meteore, stormi di draghi e pestilenze.
Poveri, cose di questo tipo non andavano più di moda, perché sia gli adulti che i bambini se ne stavano spesso con gli occhi incollati sui loro telefoni e lì ne vedevano di ogni colore.
Stufo di questo andazzo, il mago cattivo una notte si svegliò, incapace di dormire, per il fastidio, dovuto al suo cattivo umore, o forse per colpa di tutte quelle zampe di pipistrello impanate che aveva mangiato la sera prima.
Prese il vecchio libro e lo lesse da cima a fondo. Poco prima dell’alba, quando il sole si stava stiracchiando ed era pronto a inondare di luce il nuovo giorno, trovò quello che faceva al caso suo. In preda all’euforia sgombrò il tavolo pieno di pergamene, libri, amuleti e resti della cena, accese una candela nera, per fare più scena, e con voce cavernosa pronunciò l’incantesimo.
All’inizio non successe nulla. Era normale, le avvertenze dell’incantesimo dicevano che bisognava aspettare un po’ di tempo prima che facesse effetto. Così il mago cattivo si tolse il suo mantello oscuro, si rimise il pigiama oscuro e tornò a letto.
Dormi molto o poco, chi può dirlo. Ma quando si risvegliò, mentre faceva colazione con pane nero e marmellata di piante velenose, la televisione annunciò che il re aveva deciso di chiudere tutto, scuole, officine, porti, taverne e strade. Nessuno poteva più entrare ed uscire dal regno. Era scoppiata una pestilenza.
I bambini smisero di giocare all’aperto, perché era tutto chiuso e non si poteva uscire di casa. C’erano i telefoni e i computer per vedere tante cose, ma non erano certo divertenti come i giochi che si fanno assieme nei giardini o nelle case dei nonni.
Nel piccolo paese viveva una bambina di nome Stella. La povera bimba cominciò ad annoiarsi così tanto, che presero a crescerle ragnatele attorno alla testa, mentre il suo visino sempre allegro, era talmente triste che persino gli uccellini, liberi di muoversi, quando cinguettavano vicino a casa sua, cantavano con una vocina debole che quasi non si sentiva.
Bisognava fare qualcosa pensò il suo fratellino, che si chiamava Guido, un tipetto furbo, sempre capace di far impazzire i suoi genitori con mille trovate, invenzioni, giochi e stramberie.
Se non si poteva uscire di casa, pensò, bisogna trovare un altro modo per viaggiare e giocare! Pensò e ripensò, per giorni e giorni, finché un pomeriggio mentre faceva la merenda, un biscotto di cioccolato cadde con un plaff dentro la tazza di latte caldo che stava bevendo. In quel momento Guido ebbe un’idea.
Corse di sopra nella sua stanza, liberò il pavimento pieno di giochi, calzetti, vestiti, maschere di carnevale e chissà cos’altro, prese un foglio bianco e tante matite colorate.
Disegnò per ore e ore, si interruppe solo il tempo della cena, dove mangiò tutto senza storie, persino le temutissime verdure. Disegnò anche di notte, mentre tutti dormivano, senza far rumore e respirando piano piano, con una torcia in testa e coperto da un lenzuolo, da cui sbirciava fuori di tanto in tanto perché non lo scoprissero.
Quando spuntò l’alba di un giorno di primavera il papà lo trovò addormentato con una matita colorata nella mano e il viso come un arcobaleno, imbrattato di mille colori.
Suo papà sorrise nel vederlo così ma poi si stupì, chiamò sua moglie e insieme guardarono il foglio colorato.
Quando Guido si svegliò stropicciandosi gli occhi con le mani piene di colori, gli chiesero cos’avesse fatto. E lui iniziò a raccontare, i fiumi, i campi in fiore, i sentieri alberati, i palazzi e i castelli, le case piccole e grandi, le montagne con le tane dei draghi e degli elfi, i boschi pieni di gnomi, il cielo dove volavano le fate e le streghe.
“Che bel disegno!” Dissero mamma e papà.
Guido li guardò accigliato e pensò che gli adulti non capivano le cose se non gliele spieghi bene.
“Questo non è un disegno, è una mappa per trovare il tesoro!”
“Quale tesoro?” Chiesero mamma e papà.
“La fantasia, che può farci viaggiare e giocare, anche se siamo chiusi in casa.”
Guido corse a svegliare sua sorella Stella, che non voleva sapersene di alzarsi, nemmeno con le promesse del suo dolce preferito.
Guido iniziò a raccontarle il suo disegno, dei grandi parchi dove si tenevano bellissime feste, delle foreste dove i boscaioli la notte ascoltavano sotto le stelle le storie degli elfi, dei deserti dove i mercanti viaggiavano portando spezie e tessuti, dei mari dove grandi navi veleggiavano in cerca di nuove terre, delle montagne dove coraggiosi cavalieri affrontavano i draghi.
Stella, si stropicciò gli occhi, si tolse le ragnatele, e iniziò a sorridere.
Guido chiese al papà di fargli un video e di registrare il racconto. Fu talmente bello che lo condivisero tra i loro amici e questi con i loro amici. In poco tempo lo videro tutti i bambini del piccolo paese e dei paesi vicini, finché lo videro in tutto il regno.
La gioia fu così tanta che all’improvviso, così com’era venuto, l’incantesimo si ruppe. La pestilenza scomparve, perché non c’era più tristezza a cui aggrapparsi.
Il mago cattivo si infuriò e cercò in tutti i modi di evocare altre calamità, piogge di fuoco, carestie ed eserciti di fantasmi ma niente, tutti gli incantesimi cadevano per terra una volta pronunciati.
C’era troppa felicità nel regno. E le brutte magie funzionano solo quando i cuori sono tristi e spaventati.
Foto in evidenza: la mappa della fantasia, disegnata dall’illustratrice Anna Antonutti
grazie per il racconto. lo passo a mia sorella per i nipotini così mollano la televisione per un po’ di tempo.
Grazie a te Stefano. Il racconto è fatto per volare libero!