C’è un piccolo borgo, Andreis, lassù tra le prime montagne del Friuli, che appare come un’isola di quiete e silenzio, un pugno di case dalle forme inconsuete, rivestite di quella saggezza antica e non scritta che conosce l’orientamento del sole e gli influssi dei venti, un intreccio di vie strette che sfiorano mura di sassi e ballatoi di legno, dove appendere pannocchie di mais, fiori dai mille colori, stelle e alberi di natale, dove una fontana rinfresca il viandante che qui cerca e trova il suo respiro più ampio, mentre in cielo, tra le vette aspre e antiche, volteggia un aquila o una nuvola che ci regalerà il candore della neve.
Il tesoro di Andreis è tutto qui, sparso da una mano generosa, tra borgate e boschi, nelle acque dei suoi tre torrenti che sono spiagge d’estate e giochi di ghiaccio in inverno, tra i meli antichi che dimorano nei giardini di vecchie case, in un’osteria dove ripararsi mentre brucia il legno di faggio, nei sentieri che portano ad una chiesetta da cui toccare il cielo o la valle sottostante. Potrai giocare a riconoscerlo, a scorgerlo nei dettagli vivi, nelle tracce della cultura e della natura, come ho fatto io, una mattina d’inverno, grazie ad un percorso creato da una guida del Parco Naturale Dolomiti Friulane.
Caccia al tesoro ad Andreis
La neve è una magia bianca, che fa sparire ciò che non va, che riveste di candore le case, le cose e i giorni. La neve regala un’atmosfera unica dove giocare è un piacere per i bambini ma anche per gli adulti che non hanno dimenticato cosa sia il gioco.
Ecco allora che l’intero borgo di Andreis diventa un laboratorio dove cercare delle tracce, raccoglie indizi, mentre si impara la storia e si conosce la ricchezza della natura che la circonda. Una caccia al tesoro è un ottimo strumento per imparare divertendosi, per riunire la famiglia o un gruppo di amici, per vivere all’aria aperta e conoscere con più leggerezza rispetto ad una classica visita ad un museo.
Io mi sono aggregato ad una coppia con le loro tre figlie che correvano dietro ai numeri segnati nella mappa, cercando con occhi vispi le matite colorate che ci avrebbero dato più punti, leggendo ad alta voce le indicazioni che trovavamo ad ogni sosta. Per rispondere correttamente dovevamo ascoltare con attenzione le preziose informazioni che racconta il paese.
Persino io, che qui vengo ogni qual volta ho bisogno di fare due passi, di schiarire la mente e alleggerire il cuore, ho ascoltato le voci delle bambine. Mentre gli occhi si perdevano tra i boschi innevati o seguivano le nuvole che sempre più gonfie promettevano un’abbondante nevicata, conoscevo nuove storie.
Nei cortili, tra le case o nei campi imbiancati, cercavamo gli indizi e imparavamo. Che Andreis è antica, che le sue valli erano battute già nel Paleolitico, molti secoli prima che diventasse un nome sancito in un editto di Ottone III di Sassonia nel 996. E questo nome da dove viene? Storici e appassionati non si sono ancora messi d’accordo. Chi dice da “àndres” che nella parlata locale significa “grotta, riparo, caverna”, oppure da Andrea, santo le cui reliquie sono conservate a Concordia Sagittaria, antica città romana e sede vescovile a cui era assoggettata Andreis.
E le case di questo paese? Hanno caratteristici ballatoi, i famosi “Dalts”, che servivano a far maturare mais e fagioli, a riparare legna e noci. Per questo, ora come ieri, le case sono rivolte verso sud, perché gli inverni qui sono lunghi e il sole un bene prezioso. Ma non sempre fu così, perché un tempo le case erano fatte con archi e finestre in sasso. Fu il terremoto del luglio del 1776 a costringere gli abitanti a cercare una soluzione rapida (immagina che l’inverno qui può arrivare arriva già a fine ottobre) per ricostruire il paese. I dalts, questi ballatoi, nacquero allora e vengono mantenuti nelle ristrutturazioni dei nostri giorni.
Una caccia al tesoro significa guardarsi attorno e scorgere le storie ancora più antiche, quelle dei simboli, legati al Natale. Perché Andreis con l’Avvento si popola di alberelli, stelle, presepi e magie, spesso oggetti artigianali che tra le case o su di un balcone richiamano lo spirito del periodo più magico dell’anno. Quando l’oscurità si fa più densa e l’aria più fredda, là spunta una luce che riscalda e dona bellezza. In un paese così raccolto e isolato, che pare fuori dal mondo, lo spirito del Natale può essere vissuto appieno.
La neve inizia a cadere, piccoli fiocchi danzano davanti al nostro vapore, noi cerchiamo di raggiungere le ultime tappe, di scoprire gli ultimi indizi, che ci parlano della vera signora di Andreis, la sua natura così ricca e selvaggia, in queste terre di rocce, boschi e torrenti. Prati e radure, sentieri o pendii scoscesi sono la casa di caprioli, cervi, camosci e stambecchi, mentre gli alberi o le cime ospitano rapaci che fieri sorvolano in ampi volteggi questo mondo nascosto.
Una visita al Centro di recupero rapaci del Parco Naturale Dolomiti Friulane ci mostra gli ospiti che qui vengono curati o difesi, qualora non possano più tornare in libertà perché gravemente feriti. Un maestoso gufo reale, un aquila e falchi di diverse specie, fissano i loro occhi acuti su di noi. Mentre noi ne ammiriamo la grazia e la possanza.
La neve si fa più fitta, le nuvole stanno già ricoprendo le cime dei monti che abbracciano il paese e le sue borgate. Per noi è tempo di tornare al Centro visite del Parco e vedere quale squadra ha vinto la caccia al tesoro. Io getto un ultimo sguardo a questo paesaggio che sa resistere allo scorrere veloce dei nostri tempi, che sa conservare i suoi misteri e le sue magie per donarli a chi cerca qualcosa di più prezioso. Il tesoro di Andreis è questo, silenziosa pace che svuota e allo stesso tempo riempie, che incanta e accoglie, in ogni stagione, anno dopo anno.
Informazioni per visitare Andreis
Andreis è facilmente accessibile dalla pianura friulana, da Montereale Valcellina e fa parte del Parco Naturale Dolomiti Friulane che organizza diverse attività lungo tutto il corso dell’anno. La caccia al tesoro è una di queste, un gioco per famiglie ma non solo, che si ripete anche in estate.
Il paese e le sue nove borgate sono facilmente visitabili, perché i dislivelli non sono così impegnativi, i sentieri ben segnalati. I suoi torrenti, l’Alba, il Susaibes e il Ledròn sono un balsamo d’estate, mentre d’inverno qui si viene ad ammirare presepi e altri decori natalizi, o per contemplare un mondo avvolto dalla neve.
Andreis è anche uno dei borghi delle mele antiche, varietà locali di meli che un’associazione di queste zone cataloga e mantiene vivi da numerosi anni.
Dove dormire e mangiare ad Andreis? L’abitato è di dimensioni modeste ma offre alcune soluzioni.
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