C’è un mondo lontano che è molto vicino, un universo di luoghi talmente prossimi da non conoscerli davvero, un insieme di persone che ci passano accanto, con cui chattiamo, messaggiamo, ma con cui non ci fermiamo mai a condividere un fuoco, orizzonti di significato, di emozioni e di pensieri che sono sempre dentro di noi, ma che il tempo che manca e i mille affanni di ogni giorno spingono lontanissimi. Il viaggio verso questo mondo è quello che mi ha spinto, insieme ad altri amici, a creare Freeuliamo, un modo di riscoprire i luoghi dietro casa e allo stesso tempo se stessi.
Ero stanco di parlare di un turismo in cui non mi sono mai sentito perfettamente a mio agio, di un marketing che è spesso gettare ancora più benzina su un fuoco fatuo, ero stanco di pensare e di non agire, così sono partito, insieme a delle persone affini.
Sono partito da quello che ho, da quello che mi circonda, i monti che si aprono al mattino davanti ai miei occhi, le riserve di silenzio e di aria pulita in cui mi immergo per svuotarmi del troppo pensare a quello che devo fare o a quello che avrei dovuto fare. Sono partito per i boschi, in un fine settimana di fine autunno che sapeva già d’inverno pieno, per il primo evento creato da Freeuliamo.
Sono partito insieme ad altre persone perché sono anche stanco di stare solo davanti ad uno schermo e ai miei pensieri, ho bisogno di confrontarmi con gli altri, perché dove non arrivo io, può arrivare qualcun altro e perché insieme si va più lontano.
Sono partito e dopo aver superato una galleria, la pianura alle spalle sembrava lontanissima. La valle scavata dal fiume Cellina disegnava già la promessa di un ristoro, non solo per me ma anche per gli altri viandanti affamati di desideri che non si possono comprare.
La neve caduta da pochi giorni, il suono di un ruscello e i lavori da fare subito, perché non sei più a casa dove basta un click per riscaldare a dovere, serve prendere la legna, controllare la stufa, serve attenzione e collaborazione, doti preziose che svendiamo molto spesso e che invece arricchiscono l’animo.
Il sole già scendeva dietro le montagne che sovrastano la casa scout in cui ci siamo rifugiati per far partire la prima tappa di questo viaggio chiamato Freeuliamo e dopo esserci presentati abbiamo taciuto e seguito dei sentieri. Per un po’ è stato il bosco a parlare, il suono autunnale delle foglie secche, le nuvole di vapore che uscivano dalle bocche per salire verso i rami di alberi che tracciavano il percorso, in alto, passo dopo passo, per poi nel buio arrivare ad una chiesetta e attendere con la meraviglia dei bambini la luna piena che usciva da un crinale e che avrebbe illuminato il nostro rientro.
Quel silenzio e quella quieta riscoperta del mondo ci ha accompagnati mentre cercavamo il meritato tepore di una stufa e seguendo le parole essenziali di Alfredo prendevamo posizione per ascoltare il corpo e il respiro, per lasciare scorrere i pensieri e concentrarci non sulle cose da fare ma sulle cose da essere, in quel momento.
La cena è arrivata come un susseguirsi di spezie di mezzo mondo e di pentole mescolate e saltate insieme, attorno ai fornelli, dove tutti chiedevano ad Eleonora il perché di quella polvere colorata di giallo mescolata all’olio o di quel seme triturato dentro una crema.
E dopo la cottura la condivisione, le posate che inseguivano le verdure spadellate o le bocche che parlavano di viaggi, di ricordi e di speranze, mentre qualcuno controllava il fuoco. Gesti semplici, reali e liberi, senza troppo bisogno dell’orologio, solo di un po’ di adattamento. Freeuliamo è poter riscoprire i luoghi dietro casa ma è anche il senso della socialità, che ci ricorda come siamo tutti simili e che i territori hanno valore per come li si vive, anche seduti attorno ad un fuoco, in attesa che qualcuno ci legga una vecchia leggenda del Friuli, prima di addormentarci dentro un sacco a pelo.
Il risveglio nella lunga alba che diffondeva piano piano la sua luce, come se avesse voluto conservarla e non sprecarla subito nel periodo più buio dell’anno, i primi passi nella neve e nel freddo secco per risvegliarsi, i primi ciocchi di legno per ravvivare i fuochi vigilati durante la notte e un nuovo inizio, una nuova giornata.
Le prime persone che si svegliavano per una colazione abbondante e salutare, per poi rimettersi in cammino e ripartire tra i boschi e le vecchie borgate, per fare due passi senza troppe pretese, se non quelle di ascoltare il silenzio della domenica mattina, pigro e nascosto dentro case che si annunciavano vive solo attraverso il fumo dei camini.
Il rientro e il pranzo, con dei nuovi amici venuti a trovarci insieme ai loro figli e all’allegria tipica dei giorni di festa in cui si può indugiare a lungo a chiacchierare, conoscendosi un po’ di più.
In ogni viaggio, piccolo o grande che sia, ci sono però sempre tante parole non dette, tanti silenzi che vanno rispettati nel momento in cui appaiono, ci sono sguardi, gesti, momenti di stupore, come davanti alla luna piena o ad una nuova consapevolezza, di cui nessuno è veramente in grado di parlare. Sono queste pause, questi spazi vuoti che riempiono e danno forma a giornate simili, preziosi sentieri da percorrere lentamente con lo sguardo verso i monti e verso gli occhi di chi abbiamo di fronte, senza paura, solo con la voglia di stare assieme. Freeuliamo è questo viaggio, che possiamo fare tutti, con una destinazione lontana lontana, che si trova una volta fatta la curva e abbandonate le troppe pretese di ogni giorno.
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