C’è ancora neve sui monti, la vedo quando camminando al mattino presto, il bianco riflette i raggi del sole appena sveglio. Se mi guardo attorno, vedo però anche piccole macchie di verde brillante, giovane, neonato, e lassù tra i rami, esplosioni di rosa e di bianco: ciliegi, mandorli, susine e altri frutti che prima di essere tali inebriano la vista e ridanno speranza. La Primavera preme da ogni lato e invita ad abbandonare il torpore, per andare a spasso, in cerca di luce, come le piante.
Dopo giorni di pioggia e di necessaria introspezione ho detto basta, avevo bisogno di uscire, di incamminarmi per sentire l’aria sulla pelle, il respiro libero e non compresso dalle ansie di ogni giorno. Ho deciso di seguire un gruppo di persone che si trovano ogni settimana per fare del trekking leggero sulle colline e le montagne dietro casa. Ho evitato la pigrizia e il rifiuto che prontamente cercavano scuse e mi sono unito a loro per queste piccole gite chiamate escursioni del benessere.
Ci siamo incontrati al mattino che era ancora inverno ma il tempo di arrivare a pochi km oltre un confine solo amministrativo, in Veneto, il sole obbligava già a togliersi la giacca. Le colline del piccolo borgo di Sarmede, il paese della fiaba – da anni ospita infatti, tra le tante cose, una mostra internazionale dell’illustrazione – erano inondate della luce della prima primavera che scaldava il corpo e l’animo.
Nel paese di Montaner abbiamo incontrato l’inizio di una strada dal nome simpatico, il “sentiero Pagnoca“, intitolato ad un comandante partigiano del luogo, il cui vero nome era Giobatta Bitto. Il percorso ripercorre fedelmente l’itinerario che fecero lui ed altri abitanti di Montaner per rifugiarsi nell’Altopiano del Cansiglio, in fuga da possibili rappresaglie nazi-fasciste. Il termine “pagnoca” in dialetto veneto significa “pagnotta” e normalmente identifica una persona buona come il pane.
Con un occhio di riguardo al passato ma cercando di stare attenti solo al momento presente, abbiamo iniziato a salire lentamente, osservando i muri a secco lungo il sentiero e gruppi di violette o di primule, che come macchie di luce spuntavano qua e là tra le foglie secche.
Senza fatica, con passo dolce e la leggerezza di una gita tra amici, siamo saliti fino a dei prati da dove lo sguardo correva sulla pianura veneta e più in là sulle Prealpi innevate. Ci siamo seduti in mezzo all’erba, condividendo un po’ di cibo mentre il caldo costringeva a togliersi qualche strato di vestiti, e poi in piedi, di fronte al paese di Vittorio Veneto, abbiamo allungato braccia e spalle, concentrandoci sul respiro, inspirando ed espirando l’aria ancora fresca che attraversava il prato.
Serve davvero poco per alleviare i piccoli disturbi di ogni giorno, che spesso nascono da problemi di prospettiva. Tendiamo a rimanere chiusi sempre tra quattro mura, fisiche e mentali, ed il mondo allora appare piccolo e meschino. Basta invece uscire un attimo da questi limiti, imboccare un sentiero, concedersi di respirare con attenzione, lasciare che la bellezza del paesaggio si faccia strada dentro di noi ed ecco il mondo allargarsi, diventare un orizzonte vasto dove cercare un po’ di meraviglia e nuove strade da percorrere.
Non serve andare lontano, dietro casa esiste un paese fatto di mille paesi, ognuno con le sue storie, le sue cucine, le sue viste. Le escursioni del benessere diventano parte di quel turismo consapevole di cui non smetterò mai di parlare, perché siamo viaggiatori e i nostri territori hanno bisogno di viandanti leggeri.
Le escursioni del benessere sono organizzate da Fabrizio Vago, puoi trovare tutte le informazioni sul suo blog.
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