L’estate, iniziata di colpo come un fiore lungamente atteso, sbocciato nel sottile intervallo tra un tramonto e l’alba, porta lontano, accarezza la pelle sudata e invita ad abbandonarsi, tra onde che sanno dove andare.
Mentre il ventilatore trascina un po’ di aria fresca e mi permette di riordinare i ricordi, spuntano quasi a casaccio immagini di Creta e sensazioni mediterranee, emozioni di piacevole stupore di fronte al mare, fatte del suono delle onde, del profumo delle tamerici e di tutta la storia che si è depositata sulle sponde di questo mare, un tempo grande quasi come il mondo.
Ci è voluto un po’ prima che le dita scorressero insieme a quella nostalgia, per qualche settimana sono stato in viaggio e la scrittura era veloce, istantanea, quella dei tweet, dei post di poche righe. Ora sono a casa, con il tempo per scrivere di un viaggio, pensando già a quale sarà il prossimo.
Guardando queste nuvole che assomigliano ad uccelli migratori, naviganti del cielo che sorvolano il mondo rispecchiandosi nelle sue acque, mi viene voglia di tuffarmi nel Mediterraneo per tornare sulla costa di una città di Creta: Chania, l’antica Chidonia e la veneziana La Canea.
Creta è uno strato di civiltà, di invasioni e di storie, di stili, tragedie e bellezze che difficilmente si posso ritagliare senza far perdere loro i contorni. Così la memoria va a spasso per vicoli del mattino, quelli dove le botteghe, i bar dormono e solo qualche passante condivide in silenzio la luce tersa che riverbera sulle vecchie pietre, mattoni che potrebbero avere 100 o 1000 anni.
Come fosse del tutto naturale, ecco una torre spuntare e cercare il cielo, non un campanile cristiano ma un minareto che nella pace luminosa di questo mattino della mia memoria diventa un simbolo, dell’incrocio di desideri e credenze di questo mare.
Creta divenne parte dell’impero ottomano nella seconda metà del ‘600 dopo aver scalzato i Veneziani che a loro volta l’avevano sottratta ai Bizantini.
Storie che si intrecciano tra fiori violacei che fanno da contrasto al tufo degli edifici. Camminando, grazie alla mia guida, scopro che non solo le pietre si mescolano ma anche i valori più sottili, quelli dei simboli. La mezzaluna e la stella in cima a quelle torri musulmani è in qualche modo legata a questa terra. Molti in Europa credano che questo sia il simbolo dell’Islam, che però non ama molto definirsi grazie ai simboli naturali. La luna e la stella erano associate ad Artemide, dea greca legata alla luna e alla natura, e protettrice di Bisanzio, l’antica Costantinopoli. Quando i Turchi si impossessarono della città, il suo simbolo divenne quello del loro credo e da allora quasi tutti gli stati in cui l’islam è religione ufficiale hanno nella bandiera una mezzaluna ed una stella, eccetto l’Arabia Saudita, più osservante della tradizione, che ha nella sua un verso del Corano.
Gli aneddoti della storia o forse le sue leggende sono le merci che mi immagino giungere ogni giorno al porto di Chania, tra gabbiani che rubano il pesce, tra gatti che riposano sui gomitoli di corde, tra visi del Nord, del Sud, dell’Ovest e dell’Est che qui si ritrovavano chi per un caffé, chi per un bicchiere di vino forte, tra una guerra ed un’altra.
Il caldo a Creta deve essere un padrone con cui non si scherza, il sole un re implacabile che all’inizio sembra benevolo ma poi diventa un tiranno che secca la terra e le gole. Rimane sempre la possibilità di fissare il blu del mare che anche qui, a pochi passi dalle case, è un gioiello che chiede solo di essere preso, anche se non potrà mai veramente appartenere a nessuno. Ci hanno provato in molti ma la bellezza vera per quanto contesa è solo un riflesso dei nostri occhi.
Sono stato a Creta per conto di ViaggioVero, grazie ad un blogtour organizzato da Volagratis.
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