In viaggio tra una valle e l’altra della mia regione, il Friuli-Venezia Giulia, mi torna in mente, come un’eco, un altro luogo poco conosciuto e quasi remoto, incastonato in una delle regioni più turistiche d’Italia, la Toscana. Del Casentino ne parlo al barbiere di un piccolo paese, quando mi dice che in certi luoghi dell’Italia centrale c’è un’atmosfera che non ti riesci a spiegare, dovuta forse a piccoli e grandi personaggi che ci sono passati e hanno fondato monasteri o eremi, che hanno creato nuove strade, da percorrere nel mondo ma allo stesso tempo lontane dal mondo. Del Casentino, della sua quiete lontana dal mondo, trovo tracce anche in un libro che sto leggendo in questi giorni “Gli psicoatleti” di Enrico Brizzi, dove si parla di questa valle, come terra di magia popolare e antica.
Torno così con la memoria verso questo territorio, vicino ad Arezzo, ripercorrendo le sensazioni di una natura forte e a tratti incontaminata, di uno spazio che è come se si preoccupasse poco del grande turismo e del grande rumore che c’è là fuori. Credo che i luoghi autentici, ammantati di una forza primordiale, potente ma discreta, non abbiamo bisogno della gloria fugace destinata a durar poco.
Camminare la storia, sentieri nei boschi del Casentino
Su invito di un’amica mi trovo nella piazza di un piccolo borgo, Quota, dove poco a poco arrivano escursionisti e chiacchiere di quel dialetto aperto e a tratti irriverente che è il toscano, nella sua variante locale. Poco vicino avvengono le presentazioni di rito e poi una spiegazione di una giovane studentessa di architettura. Il borgo sembra allora tornare indietro di cent’anni almeno e i boschi vicini tornano ad essere per un attimo terrazzamenti e sentieri che si incamminano con fatica nelle colline che lo abbracciano, vie di chi faceva il carbone o di chi raccoglieva le castagne, dei giovani che s’incontravano segretamente con le loro coetanee della vicina e osteggiata Raggiolo, per un amore più forte degli antichi campanilismi.
Dopo un buffet di immancabile pappa al pomodoro, panzanella e pecorino, l’allegra comitiva lascia la pietra del paese per le vecchie strade di terra, quasi scomparse a favore del cemento e ora ripristinate grazie a dei coraggiosi abitanti. Tra i rovi e i castagni si intravvedono rovine e si immaginano storie, come quelle della guerra gotica del VI secolo d.C., quando qui si scontrarono Bizantini e Ostrogoti.
I miei passi si fanno presto solitari e più che dalle parole, mi lascio prendere dalle visioni di boschi e di un borgo arrampicato su un colle, che si aprono improvvise tra le querce.
Senza tanta fatica siamo arrivati a Raggiolo, borgo di antichi abitanti della Corsica, richiamati qui per lavorare il ferro delle armi che servivano nelle continue lotte intestine a valle. Ora, tra i vicoli e le case di bella pietra levigata, risuona la pace, di chi non si arrende all’abbandono della modernità e sa essere paziente, come i propri avi, perché il futuro sarà di nuovo qui, lontano dalle moderne guerre dell’economia, tra i boschi, nell’aria pulita, nelle relazioni umane e con la terra.
Sulle orme di Dante Alighieri, poeta del Casentino
Riccardo Starnotti è una personalità vulcanica che non puoi dimenticare, all’esuberanza del toscano aggiunge una a dir poco vasta conoscenza e un’apertura mentale, di chi guarda avanti e ci vede chiaro. La mattina uggiosa che mi accoglie nella piccola e ben curata Stia si anima di colpo in sua presenza. La strada di montagna che percorriamo all’interno del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, sul monte Falterona, a confine con l’Emilia-Romagna, si riempie di discorsi sul turismo del futuro e sull’innovazione che parte dal basso, dalla collaborazione, dalla condivisione che arricchisce tutti.
Le parole però cedono presto terreno, di fronte ad antichi ed enormi castagni che sembrano uscire da qualche libro fantasy, per farmi intendere subito che qui ho varcato un confine immaginario, tra la terra degli uomini e quella delle leggende sempre vive.
Le nuvole cariche di promesse di pioggia ci girano attorno, quasi non osando disturbare il nostro lento incedere tra questi boschi che precedono di secoli le nostre convinzioni. Riccardo si ferma e mi regala qualche aneddoto su Dante Alighieri, frammenti di un mondo medievale che sa di guerre fratricide e antiche saggezze, che difficilmente si possono incontrare a scuola. I versi del Liceo, pesanti da intendere e da interpretare, qui trai boschi del Casentino si fanno portatori di un sapere che trascende la storia locale e nazionale, per diventare patrimonio comune dell’Umanità.
Riccardo non sente la fatica, tanto è il suo entusiasmo per il poeta che ha vissuto in esilio qui, nascosto tra monti e colline del Casentino, tanta è la passione per questa sua terra, che pochi conoscono come fonte d’ispirazione per versi studiati in tutto il mondo.
Arriviamo alle sorgenti dell’Arno e qui l’evocazione di Dante Alighieri diventa quasi reale, con Riccardo che indossa i panni medievali del poeta fiorentino e recita un passo del Purgatorio, accanto al suono del fiume, ancora neonato, che sgorga dalla roccia.
Il resto prosegue nella pioggia che ci minaccia ma che non osa scendere, verso un lago, sede di rituali etruschi e romani, mentre tutto attorno tace, quasi come per rispetto. Il ritorno a Stia si riempie ancora di visioni di nuovi turismi e nuove imprenditorie sostenibili, rimane però la sensazione di essere passati attraverso un mondo primordiale che se ne sta lì, quieto, superiore alla fugacità della storia umana, pronto però ad elargire qualcosa di più profondo a chi lo sa ascoltare.
Mi scuso, perché le parole da lasciar andare sono molte di più, evocate dalla sensazione di quei giorni, dall’accoglienza dei miei ospiti, dalla quieta bellezza del Casentino. Alla velocità di questi mezzi, rispondo allora con l’invito a considerare una lenta vacanza dell’ultimo momento, lontana dalla furia turistica di agosto che imperversa altrove ma non credo qui, per venire in questa valle della Toscana, a camminare nel silenzio, tra le antiche storie e nella magia che prospera nonostante tutto.
Per camminare la storia, puoi seguire gli eventi dell’EcoMuseo del Casentino, sentieri che a volte si intrecciano con i percorsi del Sommo Poeta e dei suoi amici.
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