Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito.
Antoine de Saint-Exupéry
Il mare è da sempre universo ostile e meraviglioso, spazio indefinito difficilmente soggetto a confini e barriere, non solo politici ma soprattutto mentali. Il mare è acqua, in eterno movimento, è superficie sotto cui si nascondono altri mondi, tesori, mostri e paure. Il mare è avventura, capacità umana di sfidare i limiti per una sete inesauribile di conoscere ed esplorare.
Aventuriers des mers, Avventurieri dei mari, da Simbad a Marco Polo, è una mostra all’Istitituto del mondo arabo a Parigi, che incarna questo spirito di mistero e di eterna ricerca, un’esposizione temporanea che consiglio vivamente di visitare, se ti troverai nella capitale francese durante le prossime vacanze di Natale.
Nel mio ultimo soggiorno a Parigi mi sono lasciato guidare dal desiderio di visitare la città senza fretta, seguendo le sensazioni del momento. Aprendo la mappa sul mio tablet l’occhio è caduto su un piccolo puntino, l’Istituto del mondo arabo, meta che avevo sempre voluto visitare ma che per vari motivi era rimasta in sospeso. Io, così poco incline a visitare i musei, mi sono animato all’improvviso quando ho visto il titolo di una delle mostre temporanee, Avventurieri dei mari.
Il mare esercita su di me un fascino che non posso solo riportare alla mia infanzia, trascorsa davanti alle piccole onde dell’Adriatico. E’ un fascino che mi pare più antico, ancestrale, forse perché il mare è il simbolo del viaggio, l’orizzonte aperto, infinito, che sembra vivere non di per sè ma per una spinta verso l’esterno, verso i mondi che promette. Viaggiare è infatti aprirsi, superarsi e anche perdersi, per poi ritrovarsi diversi. Viaggiare per il mondo diventa così una metafora della nostra vita.
Bisogna allora salpare, lasciare la pigrizia e la convinzione che i musei siano noiosi. Difficilmente lo sono quelli che ho visitato a Parigi, dove la cura del dettaglio e la ricchezza di reperti si fondono con immagini, video ed installazioni che hanno il preciso compito di colpire emozionalmente il visitatore. E così è stato per questa mostra.
Avventurieri del mare è un percorso, un piccolo viaggio in più sale, dove si alternano antiche copie del Corano a miniature del Medioevo europeo, mappamondi e portolani a immagini del mare in movimento, teche con le spezie che spingevano i marinai arabi o veneziani verso Oriente, a fotografie che incarnano la poesia del mare.
Tutto si mescola in modo armonioso, le leggende arabe, le didascalie che raccontano la storia del commercio marittimo dei Romani, le ceramiche cinesi trasportate dai Turchi, un’animazione che narra la vita del grande esploratore maghrebino Ibn Battuta o un mappamondo del XIV secolo, dove il mondo allora conosciuto, senza le Americhe, era a testa in giù, come a dire che il Nord non era la parte più importante.
In fondo, sulle acque, dai confini certi, le distinzioni vengono meno, le lingue si mescolano, le leggende di mostri e avventurieri dei mari volano su ali veloci che solcano le onde, i commerci non si interrompono mai veramente, nonostante i conflitti di religione. Il mare unisce i popoli ben oltre le fragili tregue, perché le fatiche che impone, le tragedie che dispensa e i desideri che alimenta sono gli stessi, sotto il canto del muezzin o sotto il campanile.
Questo museo di Parigi è di per sé un invito a conoscere il diverso per cercare di capirlo, per non lasciare le parole e le emozioni in balia delle sirene dell’ignoranza. Dietro le vetrine, tra le carte geografiche, si intuisce una complessità che non può essere arginata, come non può esserlo il mare e il desiderio di finito che incarna.
Avventurieri dei mari rimarrà aperta fino al 26 febbraio.
Qui sotto il video di un viaggio presente alla mostra. A fine anni ’90 vengono riscoperti in Indonesia i resti di un’imbarcazione araba del IX secolo, testimone delle rotte commerciali tra il vicino Oriente e quello lontano. Seguendo scrupolosamente le indicazioni degli archeologi, viene costruita una braca fedele a quella ritrovata, che nel febbraio 2010 compirà un viaggio dall’Oman a Singapore.
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