Quando voglio sfuggire dal mondo, dalle sue sirene, dalle sue corse, dalle mie paure che nel mondo si amplificano, quando ho bisogno di aria che sa di resina, di suono di torrente, di uno sguardo che si levi in alto, fino a toccare le rocce e poi il cielo dove vola un aquila, mi basta abbandonare la pianura, salire di pochi metri e arrivare nel vecchio borgo di Andreis.
Negli anni non ci avevo mai fatto caso, era uno dei tanti paesi mezzi abbandonati lungo strade che non sanno di eventi, di feste, di lavoro moderno e di città. Un progetto con degli amici mi ha portato tra i suoi sentieri di sassi e di terra, trasformando lo sguardo e le percezioni, portando ad apprezzare un luogo di pace, appena dietro l’angolo.
Andreis, un paese dai tanti borghi
Come per molti altri luoghi di montagna, attorno ad un nucleo centrale si sviluppano altre borgate e case sparse, antichi fienili e ricoveri collegati da innumerevoli sentieri che passano tra i boschi e i torrenti di cui è ricchissimo Andreis.
Nelle ricerche fatte con gli amici, sui libri e in cammino, ci imbattevamo ogni volta in nuovi dettagli che s’aprivano su altre storie, ampliando l’attenzione su mondi sempre nuovi, che sapevano di legno affumicato, di tabacco di contrabbando e antri nella roccia.
Da Andreis stesso si può andare in diverse direzioni, trovando più in alto Sott’Anzas, mentre sulla destra, dando le spalle al principale torrente, l’Alba, la borgata di Alcheda, sotto la quale si trova il piccolo borgo di Prapiero e sulla sinistra quasi isolato, Bosplans, da cui si può accedere ad un’altra valle, la Val Tramontina.
Ogni località ha le sue caratteristiche, le sue costruzioni e i suoi scorci, i suoi prati e giardini dove si possono ancora trovare antiche varietà di meli, catalogati e raccontati da un’associazione locale. I tratti comuni sono le abitazioni tipiche, di sassi, con balconi e ballatoi di legno, i daltz come vengono chiamati qui.
Le acque di Andreis
Se i borghi e i boschi accolgono tutto l’anno, i torrenti diventano pace fluida che riceve il cittadino in fuga dai calori che investono sempre più spesso la pianura friulana. Qui pare che l’acqua scorra dappertutto, la vedi già quando arrivi, tra i sassi che fluisce rapida. Pare inseguirti, nei primi passi nel bosco, lungo il torrente Ledròn, ma anche nelle borgate dove vecchie fontane raccontano la loro storia, in ogni stagione.
Le acque si fanno culla e ricovero, mare in cui lasciare naufragare le tensioni dettate dal caldo e dalle emozioni, luoghi dove cercare un fresco equilibrio, ascoltando il vento e osservando queste montagne frastagliate e aspre, corrugamenti della terra, figlie di forze primordiali.
Nel calore delle estati sempre più infuocate della febbre di cui brucia il pianeta, queste acque sono diventate amiche gorgoglianti, dove mettere ammollo i piedi, seduto su di un masso con un libro in mano, o con lo sguardo che si perde lontano, dove scorgo un tetto e niente più.
Andreis che un tempo, era un nome associato ad uno dei tanti piccoli borghi senza interesse, è diventato per me luogo a cui rivolgersi, per cercare quello che conta davvero, silenzio per riflettere, sentieri per camminare, boschi per respirare, acque per lasciare andare. Il torrente Alba sussurra qualcosa e mi viene in mente una poesia di Federico Tavan, poeta di questi luoghi.
Penseir pa’ la fin da’l an
No me ferme
mai
a fâ bilancjus
E soi un flum
che zînt a
murî
in tal mâr
al možena
sgrifa
carecja
claps
cencja pensâje sora
un parcêe
s’a val la pena
s’al riva ad ora
s’a se ferma prima
Pensiero per la fine dell’anno
Non mi fermo
mai
a fare bilanci
Sono un fiume
che andando a
morire
nel mare
macina
graffia
accarezza
sassi
senza pensarci su
un perché
se ne vale la pena
se arriva in tempo
se si ferma prima
Andreis è facilmente raggiungibile dalla pianura friulana, è il primo paese che si incontra nella Val Cellina, andando verso le Dolomiti Friulane. Se desideri percorrerlo e visitarlo, puoi scrivermi e ti indicherò volentieri cosa fare.
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