Our journey is just the present…
Here and now, Africa Unite
Cos’è il viaggio? Un gesto così apparentemente banale come il muoversi da un luogo ad un altro racchiude significati molteplici, che vanno oltre il semplice spostamento fisico. Un tempo pensavo di viaggiare per conoscere il mondo, poi ho scoperto che dietro ogni mio passo, dietro ogni treno o aereo si nascondeva un impulso interiore, un bisogno intimo, quello di capire meglio chi sono. Il movimento allora è diventato un viaggio come cura, non solo una terapia meccanica, ma una spinta ad incontrarmi, al di là del conosciuto.
L’anno scorso ho pubblicato una piccola guida, un momento di riflessione su quello che vorrei divenissero i cammini che voglio percorrere, viaggi che riempiono l’animo più che l’ego, cambiamenti di orizzonti personali più che di paesaggi. Il turismo che ho immaginato è un viaggio come cura di stessi. Ho pensato di chiamare questa attitudine turismo consapevole.
Nei viaggi ho incontrato persone e luoghi ma anche possibilità e sfide. I miei viaggi non sono mai stati dei semplici momenti di piacere ma delle necessità che ho vissuto per mettermi alla prova, per imparare e per crescere. Grazie a loro ho intrapreso i percorsi in cui sono oggi, sentieri a volte invisibili che mi hanno fatto aprire questo blog ma anche diventare un Counselor. I viaggi non mi hanno curato ma hanno fatto in modo che io capissi cosa dovevo cambiare, cosa migliore. I viaggi sono stati movimenti che hanno innescato un cambiamento.
Il viaggio come riscoperta
Il turismo consapevole unisce l’esterno, i luoghi da visitare, con l’interno, le persone da riscoprire. Macrocosmo e microcosmo si incrociano nel viaggio.
Turismo consapevole. Viaggiare nel cambiamento
Il turismo consapevole è questa capacità di unire il movimento nello spazio con il desiderio di incontrarsi davvero, oltre le maschere che indossiamo ogni giorno, oltre le rigidità che indossiamo per difenderci ma che a volte ci stringono troppo strettamente per impedirci di respirare a pieni polmoni.
Immagino le colline dell’Italia centrale, un vecchio borgo, dei casolari, luoghi dove i nuovi viandanti si incontrano per abbandonare a terra bagagli troppo pesanti, per alleggerirsi di carichi emotivi, di doveri personali e sociali che rallentano il passo. Immagino dei seminari in cui si insegnano percorsi oltre le traiettorie consumate di ogni giorno, quelle del lavoro ripetitivo, delle preoccupazioni costanti per un futuro incerto, parole ed esercizi che aiutano ad alzare gli occhi verso orizzonti più ampi, che ci appartengono da sempre.
Il viaggio nel presente
Claudio Magris, viaggiatore e scrittore di quella mia terra piccola ma molteplice che è il Friuli-Venezia Giulia, ha detto che si viaggia per non arrivare mai, perché l’importante è il viaggio stesso, non tanto come fuga dalla realtà, ma proprio come immersione totale e viva, nella l’unica realtà possibile, quella del momento presente.
…il possesso presente della propria vita, la capacità di vivere l’attimo, ogni attimo e non solo quelli privilegiati ed eccezionali, senza sacrificarlo al futuro, senza annientarlo nei progetti e nei programmi, senza considerarlo semplicemente un momento da far passare per raggiungere qualcosa d’altro.
L’infinito viaggiare
La vacanza non è più il momento del riposo ma un preciso stacco dalla corsa di ogni giorno per immergerci attivamente nel flusso della vita. Se ci pensi bene, quando sei in viaggio, sei più attento, più disponibile all’incontro e all’ascolto, sei più incline ai dettagli. I tuoi sensi all’erta dietro ogni nuovo sapore, dietro ogni nuovo scorcio, dietro ogni volto, ti permettono di vivere con attenzione, di essere presente di fronte alla vita che ti scorre davanti. Ci sarà sempre la mente con i suoi giudizi, le sue preoccupazioni di perdere un autobus o il portafoglio, di non poter vedere quella città, di non riuscire a fotografare quel monumento ma, in un modo che è spesso così difficile quando sei a casa, sei libero di cogliere il momento, sei presente, là dove sei in quel momento. Il viaggio è allora un miracolo che ti ricorda quanto sia importante ogni singolo attimo, che anche se tutto passa, tutto diventa prezioso. Il viaggio come cura di se stessi inizia proprio in quel momento, unico ma infinito.
La felicità non si trova sempre nelle parole ma a volte qualche viandante più esperto lascia dietro di sé delle tracce o delle vere e proprie guide che possono indicarci delle vie diverse. Tra le tante strade “virtuali” che percorro mi sono imbattuto nell’ebook “10 consigli per l’anima che ti rendono felice”, in cui ho trovato spunti su cui soffermarmi e meditare, prima di riprendere il cammino di ogni giorno, un testo che puoi scaricare liberamente e che può diventare una piccola mappa da seguire.
Il viaggio come felicità
Viaggiare può allora renderci più felici? Oltre il godimento di un nuovo paesaggio, oltre la gioia di visitare un nuovo mondo, emozioni effimere che volano via facilmente, c’è questo piccolo passo che ti porta a comprendere cosa ti sta dicendo il viaggio. Le sue parole sono semplici, sussurri del tramonto che vengono dal mare, oppure una brezza che ti sfiora la pelle in alta montagna o il fremito delle foglie in un bosco d’autunno, parole senza lettere che ti chiedono di fermarti ad ascoltare, te stesso prima che il mondo.
Il viaggio come cura è lontano dal correre da una destinazione all’altra, perché tu ed io corriamo già troppo ogni giorno. Il viaggio che insegue la felicità ci prende per mano e ci invita a ritornare in noi stessi, a dedicarci momenti di riposo e concentrazione, non solo quando siamo ai Tropici ma quando siamo sulle strade del quotidiano. Il viaggio diventa una terapia che insegna a ritrovare la saggezza dell’espressione “prezioso come l’aria che respiriamo“, perché nel respiro c’è molto più benessere di quanto possiamo immaginare.
Cos’è il viaggio allora? Forse un’infinità di strade che conducono al cuore della nostra vita. Ecco cos’è per me il viaggio come cura, come ricerca della felicità, l’unica destinazione che sia veramente importante raggiungere.
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