Il deserto è romantico finché ci viaggi attraverso, da un’oasi all’altra, rapido e ben equipaggiato. Quando ci sei costretto può essere un inferno di sabbia e arsura.
Come mi trovassi lì non saprei.
Mi ero svegliato un mattino e invece di un comodo letto, di un comodo lavoro e di una comoda vita, mi ero trovato lontano da ogni città e paese, lungo un sentiero di sassi e arbusti secchi che proseguiva all’orizzonte.
All’inizio non volli crederci. Era un sogno mi dicevo, un brutto sogno da cui presto mi sarei svegliato.
Man mano che proseguivo lungo quel sentiero, perché non avevo altra scelta che camminare, si fece largo dentro di me la consapevolezza che non vivevo un sogno.
Non c’era anima viva attorno a me, il vento era l’unica voce che presto imparai ad ascoltare. Ella mi diceva dove fosse l’acqua, una pozza ben nascosta, un po’ di cibo e il poco che davvero mi serviva in quel viaggio.
La notte spegneva il calore del giorno e insieme al freddo, si accendevano una quantità di stelle che nella mia vita comoda non avevo mai visto prima.
Dopo i primi giorni il tempo perse consistenza. C’erano il levarsi del sole e il sorgere delle stelle ma non vi erano più scadenze, pause o fretta.
Lo spirito mi venne a trovare presto, forse perché tutto solo ero facile da trovare. Forse perché non avevo più lancette a cui essere devoto, non più occupazioni o progetti.
All’inizio era un sussurro nei miei sogni, poi divenne una voce durante i giorni. Cosa diceva? Non è possibile metterlo nero su bianco perché usava le mie stesse parole.
Erano parole di dubbio, di sconforto e di sfiducia. Ogni tanto le seguivo, perché mi parevano giuste e corrette, inoppugnabili. Mi trovavo d’accordo nel dipingere con lui un quadro a tinte fosche, a volte cupe e drammatiche.
Poi mi svegliavo all’alba, accanto ai resti fumanti del fuoco che avevo acceso la sera prima e mi sembrava tutto un sogno, stracciavo quella tela e nel silenzio, passo dopo passo, respiravo l’aria libera del deserto.
Ma egli tornava, lusingandomi con teorie e verità, mi indicava una via e io vi credevo perché con me non avevo alcuna mappa, così pensavo.
Intanto, il sole s’alzava ogni mattina, un gesto d’oro brillante, che diffondeva ricchezza e bellezza ovunque, tra le ombre che si stiracchiavano fino a sparire, tra i sassi che di colpo diventano pietre preziose, tra le colline che si trasformavano in montagne ricolme di boschi e sorgenti purissime.
Passavano i giorni e mi pareva di essermi perso, di non essere mai partito, di non vedere una fine in quel viaggio. Anche questi erano inganni dello spirito. Egli mi tentava, toccava il mio di spirito, conoscendolo bene, sapendo quale paura o quale rabbia accarezzare.
Finché io gli davo corda, finché io gli credevo, finché io lo temevo, lui tornava, come un ospite sgradevole di cui facciamo fatica a liberarci, non per mancanza di coraggio, ma perché in fondo, qualcosa in lui ci piace.
Fu proprio una sera, quando il tramonto colorava il cielo e la terra di armonie e meraviglie, che ascoltai attentamente il vento, quel vento che avevo smesso di ascoltare perché avevo ceduto alle lusinghe dello spirito.
Il pericolo mi disse, non veniva da quello spirito, tanto potente quanto meschino, come un ombra di una stanza mal arredata e povera, lasciata a languire per pigrizia. Il pericolo veniva dal mio piacere a soffrire.
Il vento tacque e sembrò tacere anche il fuoco. Le fiamme si acquietarono e con esse i miei pensieri. Quella sera lo spirito venne ma non gli avevo preparato alcun cibo. Urlò e bestemmiò furioso, ma non c’era alcun piatto per lui. Mi minacciò ma i suoi artigli non avevano forza nel silenzio di quella notte.
Il giorno dopo il sole sorse. Era una pioggia di scintille, di raggi e riflessi, un bagno di luce che creava la terra e il cielo di nuovo. Mettendo le mani sopra gli occhi per vedere meglio, scorsi non troppo distante una città, le cui porte erano aperte, agghindate di palme e suoni di festa.
I quaranta giorni nel deserto stavano per terminare. Ero passato oltre. Ora bisognava celebrare la pasqua.”
Foto di copertina: deserto del Wadi Rum, di Yuliya Kosolapova, su Unsplash
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