Terra di passaggio, regione marginale, zona poco conosciuta, il Friuli è in verità un racconto infinito che si allontana da ogni definizione. Me ne accorgo sempre di più volgendo lo sguardo in ogni direzione, dalle amate montagne al mare, dalle colline ai borghi di pianura. I Magredi sono un’altra frase di questo racconto, una narrazione selvaggia che non ti aspetti e come ogni cosa inaspettata, ha il fascino del silenzio, della natura, degli spazi vasti e deserti.
Sono qui per scrivere suggestioni, per evocare piccole magie, passo dopo passo. Non ho la pretesa enciclopedica di racchiudere saperi e conoscenze tecniche, ma di dire quello che ho provato. Ecco un assaggio dei Magredi, di questa steppa asiatica nel cuore del Friuli, per il pacere di raccontare, affinché le parole spingano a conoscere e a rispettare ciò che ci circonda.
Magredi, sassi, arbusti e qualcosa di più
I piccoli paesi con le case di sassi che abbracciano vie strette, i campi ricolmi di troppe vigne nuove, finiscono di colpo, gli alberi dell’uomo e le sue costruzioni sono all’improvviso lontani. La strada è solitaria striscia di asfalto che sembra andare sempre verso qualcos’altro. Ai lati solo una distesa di pietre e di arbusti ma se ti fermi, sei perduto.
Se ti fermi rischi di perdere la traiettoria verso le altre città e cose dell’uomo, verso gli orari, gli impegni e i pensieri. Puoi trovare magari altro, se porgi la necessaria attenzione, ai dettagli ma anche all’orizzonte, libero per decine e decine di chilometri.
Qui si viene per sparare, immaginando i nemici lontani o vicini, oppure a fare altre battaglie, nascosti ad occhi indiscreti. Guerra e amore, eterna lotta, sotto il cielo mutevole del Friuli, casa di nubi e di venti che l’attraversano come eserciti vittoriosi, sopra i sassi, i claps di una lingua erede dei Romani e dei Celti, dei tanti popoli che l’hanno conquistata.
Poligono di tiro e di camporella, i Magredi sono ben altro, spazio oltre l’umano. Ma bisogna entrarci, lasciare che le traiettorie, gli impegni e tutto il resto scorrano sull’asfalto per conto proprio. Bisogna incamminarsi per sentire che non ci sono solo sassi e arbusti qui. Si può cercare cosa ci sia in internet ma c’è ben poco, forse un po’ di più nei libri sparsi e difficili da incontrare.
Qui le parole spese sono poche. I Magredi sono luoghi di assenza e di silenzio che non ammettono il gran discorrere ma solo passi lenti, quasi circospetti, orme di lupo o di cervo, soffiare di vento che scende dalle Prealpi ad accarezzare fiori d’altri mondi, giunti fin qui con i cavalli di orde nomadi, ricordi di steppe infinite, di trame d’Asia, di popoli e storie erranti.
Il mio incedere è rallentato da questa discrezione che invocano le pietre e i fiori testardi che vi si arrampicano, macchie improvvise di colore, vitalità effimera in questo deserto ai piedi dei monti, alle periferie dei campi e delle nostre vite rumorose. È un cammino di meditazione questo, luogo privilegiato dove avvistare aquile e sciacalli, come in altre aridità, laddove vanno i cercatori di verità, sciamani, poeti e guaritori, quegli altrove che noi scrutiamo lontano da casa, quando invece è tutto qui, dietro l’angolo.
Fermati viaggiatore, anche qui in Friuli puoi trovare più di qualcosa. Fermati con le spalle alle città e gli occhi verso le montagne, con lo sguardo perso nel vasto blu del cielo o nella piccolezza di un’orchidea selvatica. Ferma i pensieri e i doveri, inspira ed espira, mentre un rivolo d’acqua segreto fuoriesce dalle rocce per sparire di nuovo e diventare mare, poche miglia più in là. Fermati in questo deserto, chissà quante stelle si possono scorgere qui la notte.
Visitare i Magredi
Il mio consiglio, come avrai capito, è quello di un viaggio solitario, assaporato nel silenzio che questo luogo speciale offre ma se hai bisogno di consigli per dei percorsi, per delle visite di gruppo o dei laboratori, puoi scrivermi una mail e sarò felice di risponderti o di indicarti la persona giusta.
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