Ritornare può essere a volte un ripetere, cercare il passato, le felici emozioni serbate con attenzione nella memoria e sperare di riviverle. L’inganno è partire con gli occhi ed il cuore chiusi, dimenticarsi che ogni volta tutto si rinnova, che ogni estate, ogni incontro, ogni festa già vista rinasce, nuovamente, come in un giro di danza. Il FESTinVAL è sempre diverso e sempre uguale, come una trama di fili sgargianti e solidi, che ogni volta compongono nuovi tessuti, fatti di incontri, di leggerezza e di armonie.
Riparto dalla pianura, supero i borghi della Pedemontana del Friuli occidentale, lascio l’afa ed il torpore di estati sempre più calde e ritorno, a Tramonti di Sotto, paese che da alcuni anni si è risvegliato dall’abbandono a cui la civiltà contemporanea condanna le valli e le montagne. Senza attrattive industriali e tecnologiche sono luoghi di nulla, solo vecchie pietre, rocce a volte aspre, boschi inselvatichiti dove un tempo c’erano pascoli e antiche borgate, storie lente di pastori e artigiani che non possono competere con il tubinio frenetico delle start-up, delle corporation e degli altri nomi inglesi che hanno lo stesso sapore in tutto il mondo.
È un nulla però ricolmo di bellezze, nascoste e timide, a volte chiuse come i caratteri degli abitanti di qui, che riposano durante le stagioni fredde e in estate esplodono di vita vera, di corpi e mani, che danno vita a celebrazioni e momenti di incontro reale, senza intermediazioni digitali, senza barriere. Il FESTinVAL è il momento in cui queste storie essenziali, che vanno dritte all’essenza, a ciò che è importante, l’amicizia, i sapori di cibo vero, i suoni dei secoli appena dietro l’angolo, escono alla luce, si illuminano nella gioia della festa.
FESTinVAL 2018, Trame
Trame il tema di questa sesta edizione del FESTinVAL, un percorso culturale che parte dal locale, dalle tradizioni che riemergono dall’oblio, per aprirsi ad un mondo interconnesso, non solo nei fili invisibili ma potenti del web, ma nei movimenti delle persone, ricercati per dovere o per piacere, nelle contaminazioni dei suoni, dei sapori e degli incontri.
Questo non è solo un festival di musica folk, possibilità di ascolto e di ballo per le comunità danzanti d’Italia, giovani ed adulti che hanno riscoperto la musica tradizionale dei propri territori e di quelli altrui. È una festa aperta a tutti, a coloro che vengono qui la domenica per pranzare e cenare nei cortili privati che si aprono, a coloro che cercano l’artigianato alimentare ed artistico tra le bancarelle, a chi si iscrive ad un laboratorio di cesteria o sulla lana, a chi come me viene qui per gli incontri casuali ed improvvisi, con cui riempire il giorno e la notte della filosofia semplice e concreta delle buone parole davanti ad un bicchiere di vino.
È ormai la terza volta che passo almeno una notte al FESTinVAL. Non vengo qui solo per raccontare ma per rivivere, è la festa che attendo tutto l’anno, senza impazienza, una vera e propria celebrazione dell’estate che sento intimamente mia, anche se non partecipo ai balli di gruppo, agli stage di danza, se non so suonare uno strumento. La prima volta che venni mi chiesi cosa avrei potuto fare in una situazione creata per ballerini di musica folk, bastarono pochi minuti e un po’ di coraggio per iniziare ad incontrare e parlare, con ragazzi e signore da mezza Italia ma anche da Francia o Spagna.
Il FESTinVAL è la festa che mi piacerebbe incontrare più spesso, uscendo dagli schermi e dalle ansie del quotidiano, il momento in cui le distanze si annullano, il peso dei giudizi si fa lieve fino a scomparire, in cui la musica accompagna e non stordisce, in cui si alzano i bicchieri per sentire scorrere la gioia e non per sedare il mal di vivere.
Non importa che tu sappia ballare, che tu non faccia parte di una comunità di ballerini, basta lasciare la pianura con le sue sirene di un benessere sempre più illusorio ed entrare nelle montagne del Friuli, regione a volte dura e chiusa ma ancora autentica, per fare un passo avanti e lasciarti andare nella trama della vita, dove tutto si lega a qualcos’altro, dove Marche, Piemonte, Francia o Belgio, Africa ed Asia, perdono le loro etichette. Perché la musica è una, come l’umanità su questo pianeta, che ci chiede più leggerezza.
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