Prima che la neve si sciolga, prima che il vento impetuoso cali, prima che la routine inghiotta la meraviglia, sento il bisogno di condividere qualche parola sul mio viaggio nella Norvegia del nord. Ci sono ancora fogli da sistemare, appunti mentali disordinati e centinaia di foto sparse, che quando apro mi investono con un odore di ghiaccio e altri mondi. Sono stato via pochi giorni ma sono bastati per entrare come il freddo, dentro i vestiti, per farsi strada fino a quelle parti dell’animo in cui attecchiscono i luoghi incredibili, quelli che ho avuto l’onore di poter visitare nella mia vita. norwaytbnet
Sono sincero, quando ho ricevuto l’invito ad andare in Norvegia del nord, ho subito pensato al freddo e al fatto che avrei lasciato la primavera per tornare nell’inverno. Io non amo il freddo e non a caso i miei grandi viaggi sono stati in Amazzonia e poi in Australia. Devo ammetterlo, la mia parte lamentevole e paurosa, cercava in tutti i modi di sabotare quella che poi è stata un’esperienza in cui le considerazioni, le critiche o le opinioni non hanno trovato spazio.
Non andrai mai in luoghi che sono già all’interno del circolo polare artico per godere di quelle sensazioni che regalano il sud del Mediterraneo o i Tropici. Andrai in Norvegia del nord per il silenzio, per la vastità di spazi pressoché disabitati, per la drammaticità dei paesaggi, per il senso profondo di essere oltre l’umano, oltre quel mondo dove tutto cresce, dove la luce segue dei ritmi tutto sommato abbondanti, dove basta poco per coprirsi. Andrai là con la consapevolezza di essere vicino alla fine del mondo, nella precarietà degli uomini e nel potere selvaggio della natura.
Il paesaggio è infatti ciò che ti parla per primo: coste frastagliate, marroni di scogli e bianche di neve; montagne che si alzano dai fiordi, dandoti quella sensazione impossibile di essere di fronte alle cime a cui forse sei abituato ma con il mare a due passi; poche casette rosse tra distese di neve e betulle, magari ai bordi di quelli che paiono come laghi quando sono invece le dita dell’Oceano che si infilano nel continente; pochi centri abitati, di edifici che si raccolgono gli uni attorno agli altri, come mandrie di animali che cercano riparo dal freddo.
Il freddo è senza dubbio l’altro protagonista, fatto di vento che spira imperturbabile, in turbinii di neve o di rara e preziosa luce che cambia completamente il paesaggio, il freddo fatto di neve e di ghiaccio nelle strade, il freddo che si combatte con case o luoghi pubblici caldi ed accoglienti.
La corrente del Golfo del Messico lambisce le coste della Norvegia del nord e mitiga un clima che altrimenti sarebbe molto difficile, lo rende più adatto alla vita e al viaggio, anche quando marzo a queste latitudini è solo un altro mese dell’inverno. Dobbiamo ringraziare questo immenso fenomeno marino se qui le temperature scendono raramente sotto i – 15 gradi, se la notte può capitare di trovarsi fuori da una baita senza guanti. È meglio venire in queste zone preparati con dei buoni vestiti tecnici da montagna ma senza esagerare.
Non sarà un viaggio economico, inutile negartelo. La Norvegia è uno dei paesi più cari al mondo ma venire qui significa fare il viaggio della vita, quello che non si trova all’ultimo guardando le offerte, quello improvvisato di un fine settimana. La Norvegia del nord è un percorso ragionato, un desiderio che matura nel tempo e che si realizza un po’ come le grandi spedizioni del passato, raccogliendo i soldi e la volontà, di concedersi qualcosa di prezioso, non tanto da raccontare agli altri, quanto da vivere intensamente come tutto ciò che è raro e che non va sprecato.
Nell’epoca in cui molti hanno la possibilità di andare da per tutto, essere qui vuol dire fare un viaggio come si faceva un tempo, non un oggetto di consumo effimero ma un onore che va conquistato e che per questo verrà apprezzato anche quando sarà finito.
Sento ancora il suono delle onde che si accaniscono contro le rocce delle montagne, sento il fischio del vento che spazza la neve caduta nella notte, sento il desiderio di bambino che il cielo si apra la notte per vedere l’aurora boreale, sento l’energia che da il freddo e sicuramente il viaggio stesso, che mi permette di dormire poco e di avere sempre gli occhi spalancati.
Per ora ti lascio con queste poche e scarne parole, impressioni minimi di un viaggio in territori che il gergo moderno direbbe “minimal”. Ti lascio con alcune immagini, mentre altre le pubblicherò sul mio canale Instagram. Ti lascio ma tornerò presto, per entrare più dentro il viaggio, per raccontarti della Norvegia del nord, anche se più che mai, qui le parole contano poco, così come conta poco l’immaginazione. Luoghi del genere vanno vissuti, bisogna lasciarli entrare per farli vivere dentro di noi.
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